Giovanni Boccaccio.
Le opere di Giovanni Boccaccio Il Boccaccio Interprete del Nuovo MondoI grandi classici cultura didattica educazione Il "Decameron": architettura razionaleIl Decamerone Le Giornate e Le Novelle Boccaccio, Giovanni.Scrittore e poeta italiano. Nacque a Certaldo, o, secondo alcuni, a Parigi, da Boccaccio di Cherlino, mercante di Certaldo trasferitosi temporaneamente in quella città per ragioni di commercio, e da una non meglio identificata Giovanna, signora francese di condizione tra nobile e borghese. Nel 1317 il padre ricondusse il piccolo Giovanni a Firenze e nel 1323, volendo farne un mercante, lo mandò a Napoli presso un suo amico perché facesse pratica di mercatura. Qui B. condusse vita molto gaia, coltivò, più che il commercio, gli studi e i facili amori. Introdotto nella splendida corte di re Roberto d'Angiò, vi conobbe Maria d'Aquino, figlia naturale del re e moglie di un alto personaggio della corte. Le vicende di questo amore passionale e sensuale non furono molto liete; i disastri finanziari del padre lo richiamarono a Firenze nel 1340, dove mostrò grande operosità politica, partecipando anche alla vita pubblica della città. Ma B. non dimenticò mai la d'Aquino, che celebrò e cantò sotto il nome di Fiammetta. Condusse a termine varie ambasciate, presso i papi Innocenzo IV e Urbano V ad Avignone negli anni 1354 e 1365 e presso lo stesso Urbano V a Roma per felicitarsi con lui del suo ritorno nell'Urbe. Durante una di queste missioni ebbe una figlia illegittima di nome Violante, morta in tenera età e che B. in una lettera a Petrarca dice somigliante tutta alla nipotina di lui, Eletta. Nel 1350 B. fu incaricato dalla Repubblica fiorentina di portare un dono di dieci fiorini d'oro a una figlia di Dante, Beatrice, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano dell'Uliva. Nello stesso anno conobbe Petrarca di passaggio per Firenze e strinse con lui un'intima amicizia. Mortogli il padre, si trovò in grandi ristrettezze, per cui fu costretto ad accettare dapprima l'ospitalità di Nicola Acciaiuoli, gran siniscalco alla corte di Napoli, e poi quella assai più dignitosa del suo amico Petrarca a Venezia. Ma vi durò poco: malgrado le proteste di Petrarca che avrebbe voluto tenerlo sempre con sé, preferì tornare alla sua libertà in Firenze dove ebbe incarichi di ambascerie che lo costrinsero a viaggiare in vari luoghi. Malato e amareggiato, si ritirò a Certaldo nel podere paterno; dopo la guarigione ebbe dai fiorentini l'incarico di commentare pubblicamente la Divina Commedia. Le sue lezioni dantesche (una sessantina) con le quali arrivò a spiegare i primi canti dell'Inferno furono interrotte da una nuova malattia, aggravata anche dalla notizia della morte del Petrarca. Si ritirò nuovamente a Certaldo dove morì all'età di 62 anni. Le opere di B. possono distinguersi in tre gruppi: 1) opere d'immaginazione (in volgare); 2) opere d'erudizione (in volgare); 3) opere d'erudizione (in latino). Il primo gruppo è ricco di opere che appartengono alla prima parte della vita del B., cioè dal 1338 al 1355 circa, corrispondente al periodo delle passioni giovanili, degli ardori intellettuali e morali. Esso comprende: il Filocolo (fatiche, pene d'amore), romanzo in prosa in sette libri, rifacimento di un celebre romanzo francese del Medioevo, scritto in stile faticoso, pesante, privo di vita; il Filostrato (vinto dall'amore), poemetto in ottave, dove si narra la storia d'amore tra un figlio di Priamo, Troilo, e Criseide, figlia dell'indovino Calcante, un soggetto già trattato da Benoit de Sainte Maure, scrittore del XII sec.; la Fiammetta, un breve romanzo in prosa, capolavoro d'analisi psicologica. L'autore racconta la storia dei suoi amori e il tradimento di cui fu vittima, pur invertendo la realtà dei fatti: Panfilo (Boccaccio) è l'infedele del romanzo che abbandona Fiammetta (la d'Aquino) inconsolabile; il Ninfale d'Ameto, in prosa con alcune parti rimate, è un'egloga allegorica più strana che interessante. Nel genere idilliaco B. scrisse Il Ninfale fiesolano, altro poema in ottave, vivace racconto degli infelici amori del pastore Africo e della ninfa Mensola tramutati in due corsi d'acqua che scorrono presso Firenze. Le ottave sono bellissime, ricche di fresche impressioni della natura, piene di caldi affetti familiari e domestici. Si è detto con ragione che, qualora il B. non avesse scritto altra opera, il Ninfale fiesolano sarebbe stato sufficiente ad assicurargli un posto notevole nella letteratura italiana. Su tutte queste opere sovrasta il Decameron, raccolta di cento novelle, raccontate in dieci giorni da un'allegra brigata di sette donne e tre uomini ritiratisi in una villa dei dintorni di Firenze per fuggire la terribile pestilenza del 1348. Le giornate sono dieci, le novelle cento, ma i giorni in cui la brigata si intrattiene sono quattordici; per un formale ossequio religioso, smentito poi dall'intonazione del libro, il venerdì e la domenica non si tenevano adunanze. Ogni gruppo di dieci novelle è dedicato a un argomento generale: la I giornata è ad argomento libero, la II dedicata alla narrazione di casi conclusisi, dopo molte traversie, con un lieto fine, la III ai ritrovamenti di cose perdute o desiderate, la IV agli amori infelici, la V alla felicità raggiunta dopo molti affanni, la VI a chi si è salvato con una pronta risposta, la VII alle beffe fatte dalle mogli ai mariti, l'VIII alle beffe tra uomini e donne o tra uomini e uomini, la IX ad argomento libero, la X ai magnifici fatti d'amore. Alla fine di ogni giornata uno degli interlocutori canta una ballata o una canzonetta. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. La materia trattata nel Decameron non è molto originale, anzi si può affermare che probabilmente non vi è una sola novella interamente inventata dal B.; ciò che gli è proprio è l'arte con cui ha saputo amalgamare gli elementi provenienti dalle fonti più diverse: il comico si intreccia al tragico, il realismo borghese all'idealismo cavalleresco. Tutta la vita del tempo si riflette in quest'opera che può considerarsi come il contrapposto della Divina Commedia, una vasta e comprensiva commedia umana. Lo stile è perfettamente atteggiato alla maniera classica, secondo il modello del grave e ampio periodo ciceroniano; contrasta pertanto con la prosa del '300 che ha ordinariamente il periodo semplice e breve. Ma ciò non significa che lo stile non si adatti alla materia. Carducci ha dimostrato in una delle sue pagine più belle (Ai Parentali di Giovanni Boccaccio, discorso tenuto nel 1875) che lo stile si confà perfettamente alla narrazione novellistica quale il B. la concepì e la effettuò; e De Sanctis scrisse: "Nel suo stile si trovano fusi i vari uomini che vivevano in lui: il letterato, l'erudito, il cortigiano, l'uomo di studio e di mondo: uno stile così personale, così intimo alla sua natura e al suo secolo, che l'imitazione non è possibile e rimane monumento solitario e colossale fra tante contraffazioni". Altre opere sono: Il corbaccio o Labirinto d'amore, trattato satirico in prosa contro le donne; L'amorosa visione, poemetto in terza rima, allegorico, d'imitazione dantesca; La Teseide, poema mitologico in ottave, curioso tentativo d'epopea. Le opere d'erudizione in volgare comprendono la Vita di Dante e il Commento sopra la Commedia di Dante. La Vita non ha grande valore storico, non possedendo il B. dati positivi sulla persona e sulla vita di Dante. Molto spesso egli colma le lacune con tradizioni poco sicure o con considerazioni di ordine morale più aderenti alle sue idee e ai suoi sentimenti che non a quelli di Dante. Il Commento è utile per il gran numero di nozioni storiche e letterarie. Tra le opere di erudizione scritte in latino citiamo: De casibus virorum illustrium, in nove libri, dove sono passati in rivista illustri personaggi che, dopo aver conosciuto la prosperità, la potenza o la ricchezza hanno sperimentato l'amaro delle disgrazie; De claris mulieribus, esposizione della vita di un centinaio di donne illustri; De genealogiis deorum gentilium, vasta enciclopedia mitologica in quindici libri; De montibus, silvis, fontibus, fluminibus, stagnis seu paludibus, de nominibus maris, vero proprio dizionario geografico dove i nomi sono indicati alfabeticamente e brevemente illustrati. B. ha esercitato sulla letteratura rinascimentale un'influenza considerevole, perlomeno uguale a quella di Petrarca. Il Decameron fu un libro rivoluzionario che rivelò bruscamente, con un'arditezza che giunse fino all'impertinenza, il nuovo stato spirituale che s'andava affermando nel campo artistico e di cui l'opera di B. resta la più perfetta espressione (Certaldo o Parigi 1313 - Certaldo 1375). Il Decamerone Le Giornate e Le Novelle Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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